MUSEO DELL'EMIGRANTE - CENTRO CULTURALE

L’amministrazione comunale e l’ONLUS “Museo dell’Emigrante”, associazione fondata nell’aprile 2001, con sede in Roasio Sant’Eusebio che ha lo scopo di valorizzare e far conoscere la storia di generazioni di roasiani emigrate in tutto il mondo, si sono accordate perché l'edificio delle scuole di Roasio S. Eusebio, così legato alla storia ed all’identità della comunità, torni ad essere un punto di riferimento importante. Attraverso la stipula di un comodato d'uso, l'amministrazione ha messo lo stabile a disposizione della “ONLUS”, la quale si è meritevolmente assunta l'onere di procedere ad una serie di interventi volti al recupero estetico e funzionale dell'edificio originario, scongiurando l'inesorabile destino al quale lo stesso sembrava destinato.

L’insieme di opere previste in progetto hanno avuto quindi il duplice obiettivo di recuperare a nuova destinazione museale il piano terreno e alla originaria destinazione didattica il piano primo, nel quale sono state previste una serie di aule per corsi di varia natura (lingue, informatica, ecc.) volti alla comunità locale, nonché di riannodare il legame profondo che è sempre esistito tra questo edificio ed i protagonisti della grande ed importante epopea migratoria celebrata nel museo stesso. Il parallelismo storico che ha legato le due vicende (la scuola e l'emigrazione roasiana), è diventato l'elemento oltremodo qualificante dell'intervento di recupero.

L'edificio originario risaliva circa alla metà degli anni ’30 del secolo scorso quando il Comune di Roasio aveva individuato nella frazione Sant’Eusebio l’area adeguata dove erigere una nuova scuola elementare a servizio, oltre che degli abitanti della frazione stessa, anche a quelli delle vicine frazioni di Curavecchia e Portiglie. In particolare l'area in cui venne eretto si trovava al margine della piazzetta al centro del nucleo edificato, dove l'appezzamento pianeggiante degrada verso ovest.

I progettisti incaricati furono l’ing. Giuseppe Verzone di Torino ed il geom. Carlo Motto Milanese di Roasio i quali per eseguire l’opera si affidarono ad una logica compositiva basata sugli schemi dell’edilizia razionalista consueti all’epoca.

Il risultato era un edificio costituito da un organismo compatto a due piani fuori terra progettato originariamente con coperture a terrazze, con parapetti ciechi e fasce in aggetto a sottolineare non solo i davanzali ed i parapetti ma anche le piattabande dei serramenti esterni.

Il piano terreno, di pianta rettangolare, era un volume semplice con l’ingresso ricavato nel prospetto principale in uno sfondato con tre porte vetrate a cui si accedeva da una breve gradinata. Il primo piano era di minore volumetria e lasciava spazio a due ampie terrazze a copertura delle estremità del piano terreno. Lo sfondato dell’ingresso al piano inferiore veniva qui ripreso e riportava altri tre serramenti vetrati che si affacciavano su un balcone ed una pensilina in aggetto a copertura della gradinata d’ingresso. Questa parte di prospetto si elevava più alta delle ali laterali ad enfatizzare ulteriormente la retorica razionalista.

Nel corso degli anni le coperture a terrazze diedero grossi problemi d’infiltrazioni d’acqua piovana che vennero drasticamente risolti coprendole con dei tetti a falde composti da una struttura portante in legno abete e manto di copertura in tegole piane “marsigliesi”.

Da più di vent’anni l’edificio aveva perso la destinazione di scuola elementare e solo nel 2003 l’amministrazione comunale di Roasio decise di prevedere l’utilizzo dell’edificio per realizzare una R.A.F. (residenza assistenziale flessibile) con Centro Diurno integrato. In quell’ambito, a seguito di un generale progetto di ristrutturazione che comportava un notevole ampliamento volumetrico verso ovest, vennero eseguite le prime opere del nuovo ampliamento e di parziale modifica della struttura esistente mediante demolizioni, sia interne che esterne. Una serie di vicende negative  fece si che i lavori si interrompessero definitivamente.

L’approccio progettuale è stato guidato e condizionato dalla necessità di far convivere la conservazione dell’organismo originario, depurandolo dalle superfetazioni edilizie, cioè eliminando quelle parti di carattere improprio che hanno compromesso la tipologia dell’immobile guastandone l’estetica, ma garantendo il completo soddisfacimento delle richieste dell’amministrazione comunale e dell’associazione ONLUS “Museo dell’emigrante” anche nell’ottica degli adeguamenti alle normative vigenti. A ciò è stata aggiunta anche la necessità di perseguire un risparmio economico, quindi si è cercato di conservare la maggior parte delle partizioni divisorie interne esistenti, in modo da limitare le opere edilizie da eseguire.

Le brecce a suo tempo aperte sulle murature perimetrali sono state chiuse e la canna fumaria di una vecchia caldaia ormai in disuso è stata rimossa, riportando così la corretta estetica delle facciate e la loro funzionalità.

Per la sala espositiva il progetto prevedeva di utilizzare il grande salone del piano terreno che si è venuto a creare a seguito delle demolizioni dei tavolati divisori interni effettuate anni fa, recuperando in modo formale e funzionale l'ingresso principale sul prospetto est. Il nuovo ingresso previsto a nord, servito dalla rampa esterna fruibile anche da disabili, consentiva anche di disimpegnare gli utenti delle aule al piano primo rendendo indipendente l'area didattica dall’area museale. Nella parte sud ovest del piano terreno sono stati ricavati i servizi igienici ed un ampio ufficio con annesso archivio/biblioteca ed un paio di postazioni informatiche per le ricerche, gli approfondimenti e le consultazioni dei documenti.

Al piano primo l’intervento in progetto ha previsto tre ampie aule didattiche, una sala per conferenze e proiezioni oltre ai servizi igienici e ad un locale di sgombero.